ferruccio

Ferruccio D’Angelo

crea le sue opere traendo ispirazione da ciò che per la società diventa “rifiuto”. E’ il 1987, quando nasce la sua prima opera, Albero, una serie di bidoni impilati a cui veniva aggiunta una corona di fil di ferro a simulare una palma. Residui di scarti industriali, lattine, bidoni, pellicole fotomeccaniche elevati a “simbolo”; coperchi di fusti metallici che raccontano di rose appassite e di città soffocate dall’inquinamento del nero petrolio. La sua ricerca narra le contraddizioni di un mondo ingabbiato in un consumismo sempre più spietato e aggressivo. E così borse, scarpe,  sedie, aerei, cravatte, occhiali…, i prodotti dell’attività umana diventano i suoi soggetti. In pittura, nell’ultimo periodo, recupera scritte e messaggi lasciati di sfuggita sui muri o sulle porte “preziose” delle nostre città, dando loro   una nuova dimensione artistica. Precursore dell’arte del riciclo, i suoi soggetti, ieri come oggi, rivivono in una dimensione ludica.

Ferruccio D’Angelo 

creates his works drawing inspiration from what is considered as “waste” for society. His first work Albero dates to 1987 and consists of a series of bins stacked on top of each other to which a wire crown was added to simulate a palm tree. Residues of industrial waste, cans, bins, photomechanical films are elevated to “symbols”; metal lids narrate withered roses and cities suffocated by the pollution of black petrolium. His search portrays the contradictions of a world caged in an increasingly ruthless and aggressive consumerism. Therefore, bags, shoes, chairs, planes, ties, glasses…, products of human activity become his subjects. In his more recent paintings he collects writings and messages left passing by on walls or on “precious” doors of our cities, giving them a new artistic dimension. Precursor in the art of recycling, his subjects, yesterday as today, come to life in a playful dimension.

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